Abbattuto anche il record degli accessi dello scorso anno.
Un pubblico di turisti ma soprattutto di affezionati estimatori che testimonia ogni giorno il grande affetto per questo patrimonio, un vero Museo verde.
Molti i progetti portati a termine, mentre altri vedranno la luce nel 2024.
Miramare, 27 dicembre 2023
Il 2023 per il Museo di Miramare, afferente al Ministero della cultura, sta per chiudersi con un altro record. Non ci sono mai stati tanti visitatori nel Parco del Castello, dove è stato raggiunto e superato il milione di accessi!
Quella del 2023 è la migliore performance di sempre per il Parco storico. Già lo scorso anno era stato un primato, con oltre 840 mila ingressi, più del migliore anno di sempre, il 2019, che aveva registrato quasi 788 mila accessi. Gli anni della pandemia, invece, saranno inevitabilmente ricordati come gli anni peggiori con poco meno di 400 mila accessi nel 2020 e meno di 500 mila nel 2021 nonostante il giardino storico sia rimasto aperto praticamente sempre – a parte i giorni del lock down – su richiesta del direttore Contessa in deroga al DPCM, un percorso inconsueto intrapreso per sensibilità verso la comunità e l’affezionato pubblico del Parco.
Oltre che dai turisti, i visitatori del Parco di Miramare sono rappresentati soprattutto dai triestini e dal “pubblico di prossimità” che ha particolarmente apprezzato il lungo e costante lavoro fatto negli ultimi anni di messa in sicurezza, conservazione, restauro e valorizzazione del patrimonio di quello che è diventato un vero e proprio Museo verde, uno spazio dove le opere da custodire sono fatte di materia vivente. Nel prossimo anno vedranno la luce importanti opere nel Parco di Miramare, mentre altre sono state portate a termine.
“Il pubblico apprezza l’attuale aspetto del parco – dichiara il direttore Andreina Contessa – ne vede la cura e le attenzioni continue. Tuttavia, questo apprezzamento premia anche un lavoro sotterraneo e invisibile all’osservatore”.
Tra le opere concluse, il silenzioso e importantissimo “censimento del patrimonio arboreo”, un progetto che è servito per elaborare un piano di gestione strutturato. Le alberature del Parco sono state geo-referenziate, singolarmente analizzate e censite dal punto di vista della specie. Per ogni pianta sono state valutate la circonferenza esterna, le condizioni fisiche e statiche ed è stata stabilita la zonizzazione nel Parco. Contestualmente, sono state identificate le piante che avevano bisogno di essere trattate o messe in sicurezza. Dopo un lungo e meticoloso lavoro volto a mantenere e conservare il patrimonio arboreo, ora le piante dispongono ciascuna di una dettagliata scheda con le credenziali anagrafiche delle cure ricevute, uno strumento prezioso a disposizione delle generazioni future.
Utile e lungimirante anche il “progetto della stazione meteorologica” che è stato ideato dopo la grande criticità che si era verificata nel 2022 in cui ad un periodo prolungato di siccità è succeduta una stagione estiva straordinariamente calda. Si è quindi pensato di installare un sistema di monitoraggio dei valori climatici, in particolare dell’area del parterre con l’obiettivo di avere dati atmosferici precisi e riferiti in particolare a quella zona, una delle più frequentate e prestigiose del Parco, con caratteristiche intrinseche specifiche. È stato installato un vero e proprio sistema di monitoraggio ambientale con una stazione meteorologica completa di anemometro, pluviometro, videocamera da esterni e sensore di rilevamento polveri sottili (oltre a un piano di manutenzione quinquennale degli apparati) che permette la registrazione di temperatura, umidità, velocità del vento, pioggia, intensità della pioggia, evotraspirazione, irraggiamento, qualità dell’aria. Il sistema, installato a fine dicembre 2022, permette di costruire una banca dati che, nel lungo periodo, restituirà uno storico climatico che, unito al monitoraggio costante e alla programmazione della cura della vegetazione, consentirà di gestire secondo principi di economicità e sostenibilità ambientale il giardino storico.
Nel 2024, inoltre, vedrà la luce il “progetto di riqualificazione e valorizzazione dell’antica strada carrozzabile del parco del Castello di Miramare” con il restauro strutturale delle gallerie e il restauro botanico dell’area, un progetto ambizioso finanziato dall’Unione Europea nell’ambito del programma NextGenerationEU, PNRR intervento M1C3 – Turismo e Cultura 4.0 – 2.3. È già on line il sito che illustra l’opera, concepito come un vero e proprio libro di progetto. L’obiettivo dell’opera è la riqualificazione dell’antica strada carrozzabile, collegamento storico tra il Parco e il Castello e la vecchia stazione ferroviaria di Miramare. Questo percorso, chiuso da molti decenni a causa del cedimento strutturale delle gallerie, sarà ripristinato e reso completamente accessibile e sicuro grazie al finanziamento del bando PNRR. Il progetto non si limita al restauro strutturale delle gallerie, ma abbraccia anche un’importante opera di restauro botanico nell’area circostante. Alla fine dei lavori, l’antica strada carrozzabile rivivrà la sua funzione di connessione tra il patrimonio storico e la stazione di Miramare, rendendo accessibili tutti i percorsi del parco in totale sicurezza.
IL PARCO DI MIRAMARE, CENNI STORICI
Il Parco di Miramare, che si estende per ben ventidue ettari, nasce per volontà di Massimiliano d’Asburgo alla metà dell’Ottocento e al suo intento di trasformare una landa carsica quasi del tutto priva di vegetazione in un rigoglioso giardino: per farlo, l’arciduca si avvale dell’opera di Carl Junker per la progettazione, mentre per la parte botanica si rivolge inizialmente al giardiniere Josef Laube, sostituendolo in seguito con Anton Jelinek. Grossi quantitativi di terreno vengono importati dalla Stiria e dalla Carinzia, e vivaisti soprattutto del Lombardo Veneto procurano una ricca varietà di essenze arboree e arbustive, moltissime delle quali di origine extraeuropea. I lavori, avviati nella primavera del 1856 sono seguiti costantemente da Massimiliano, che non smetterà di interessarsi al suo giardino anche una volta stabilitosi in Messico, da dove farà pervenire numerose piante.
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