PERCORSO ESPOSITIVO
di Roberto Curci
Dopo una parte iniziale dedicata alla biografia e alle immagini giovanili in cui Dudovich è anche modello di sé stesso, in pose raffinate e un po’ dandy, il percorso espositivo giunge alla sala dedicata agli “ultimi fuochi” della Belle Epoque (1910-1914), anni in cui l’artista inizia a fotografare non occasionalmente. Scritturato dalla rivista satirica “Simplicissimus” di Monaco di Baviera per esserne il “cronista mondano”, comprende l’opportunità che la fotografia gli offre come spunto d’ispirazione, preliminare alla creazione delle illustrazioni destinate al giornale bavarese (e, successivamente, anche ai manifesti pubblicitari).
Nelle fotografie che l’artista scatta all’epoca si colgono gli ultimi bagliori di una civiltà che, poco dopo, la Grande Guerra cancellerà. Sono immagini colte nei salotti, nei teatri e, spesso, negli ippodromi frequentati dall’alta società, in Italia (ai Parioli) e all’estero (Parigi, Monte-Carlo, Ostenda, Deauville), dove l’artista viene inviato dal “Simplicissimus” proprio per ritrarvi scene di vita elegante e galante.
Segue una sezione dedicata alla “bella vita tra le due guerre” (1920-1935): sono anni che rappresentano l’apice della carriera di Dudovich, non solo famoso cartellonista, ma anche manager di sé stesso, essendo divenuto responsabile e direttore artistico della società Star-IGAP, che cura creazione, distribuzione e affissione dei manifesti murali in tutta Italia. Vive quegli anni con spensieratezza, tra molte commissioni di lavoro e svariate evasioni, in località montane o, preferibilmente, al mare, nella prediletta Riccione, circondato da una schiera di amici e ammiratrici.
Le fotografie realizzate in quel periodo ben rappresentano il suo universo creativo, fonte d’ispirazione sia per tanti celebri cartelloni sia per le numerose illustrazioni realizzate per le riviste culturali dell’epoca: “La Lettura” (supplemento, dal 1901, del “Corriere della Sera”), “Ars et Labor” (rivista edita da Ricordi a partire dal 1906 come prosieguo della precedente “Musica e Musicisti”), “Il Secolo XX” (editore Emilio Treves, dal 1902), “La Donna” (Mondadori, dal 1905).
Interessante è il successivo approfondimento sul tema “Muse”, ovvero le modelle, ispiratrici di manifesti e bozzetti, la cui identità spesso non è più riconoscibile. Può però succedere, come nel caso di questa mostra, che una certa, occasionale modella si riconosca con sorpresa ed emozione nelle foto inserite in rassegna e nel relativo catalogo. È quanto capitato a una pronipote di Dudovich, Cristina Luce, che si è riconosciuta nelle immagini “anonime” utilizzate nella circostanza e addirittura per la copertina del catalogo edito da Skira.
Ma non poche, soprattutto nel decennio 1915-1925, sono le modelle
ben note, anzi divenute famose nel mondo del cinema, del teatro, dell’operetta e del varietà.
Appassionato da sempre di musica, in particolare dell’opera lirica, Dudovich è affascinato pure dal clamoroso boom che il cinema vive proprio negli anni della Grande Guerra. Raffigura quindi diversi personaggi femminili attivi sugli schermi o sui palcoscenici, da Gea della Garisenda a Maria Melato, da Nella Regini a Ines Lidelba, per arrivare all’amica “canzonettista” dal nome d’arte di Pina Brillante. Una concisa sezione della mostra è appunto dedicata ai manifesti per il cinema realizzati da Dudovich tra 1914 e 1918.
Ovviamente non tutte le fotografie scattate da Dudovich vennero da lui utilizzate come promemoria per trarne spunti da sviluppare sul piano grafico. Ma di alcune è stato possibile tracciare il percorso completo, dalla fotografia al bozzetto a matita o a tempera, fino al prodotto finito, fosse esso un manifesto pubblicitario o una tavola per rivista. Così, elementi puntualmente tratti da fotografie si scoprono in alcuni manifesti per La Rinascente degli anni Venti e Trenta. Con una certa metodicità Dudovich sembra appigliarsi a temi o stilemi che si riferiscono alla fotografia: compaiono a più riprese nei suoi lavori i leitmotiv della donna addossata a un tronco d’albero, della donna che solleva e porge una bottiglia o un bicchiere (per la pubblicità di bevande alcoliche) e, soprattutto, della donna con le braccia levate, talora in un gesto quasi da vamp, o – in altri casi – intenta a sventolare una bandiera tricolore. Fanno poi capolino alcuni animali: cani soprattutto, ma anche scimmie (la mascotte Pierrette, cara a Gea della Garisenda), fenicotteri, pappagalli, pellicani, e un orso bianco, già presente in alcune fotografie.
Un’attenzione particolare è dedicata, infine, al rapporto con il concittadino Leopoldo Metlicovitz, suo “maestro” negli anni 1897-’99 alle Officine Grafiche Ricordi, in relazione alla comune passione per la fotografia. Oggi le fotografie scattate da Metlicovitz a proprio uso e consumo sono conservate al Civico Archivio Fotografico di Milano e per la prima volta viene esposta al pubblico una selezione di 20 immagini. Si può così valutare la similitudine ma anche la distanza tra gli scatti del “maestro” e quelli – di poco più tardi – dell’”allievo”.
La mostra offre dunque un ricco panorama del processo creativo di Marcello Dudovich, partendo dalla fotografia e passando allo schizzo a matita, al bozzetto acquerellato a tempera e alla realizzazione a stampa del manifesto, della copertina o della réclame in senso lato. Globalmente sono esposti 300 materiali – provenienti da 21 prestatori – in diversi ambiti tematici che comprendono fotografie originali vintage (altre 800 immagini fotografiche sono visibili su cinque visori in loop), quasi 40 manifesti originali, insieme a schizzi, bozzetti, tempere, riviste, copertine e calendari, assieme a lettere e documenti del periodo giovanile.
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